Quando ci stavamo informando sui corgi, uno dei tratti più comuni che tutti ribadivano era che sono cani molto vocali.
Non sono sicuro di cosa voglia dire esattamente, ma posso garantire che Rikku non abbaia quasi mai.
Le volte in cui abbaia è perché qualcosa la ha spaventata o è frustrata. Ad esempio, giocando con lei con la palla
ho colpito il manico di una scopa che era in piedi, che è caduta facendo un gran rumore accanto a lei. È schizzata via
di corsa abbaiando a più non posso fino a che non mi sono avvicinato e l’ho rassicurata. Le ho fatto vedere la scopa,
l’ho sbattuta per terra un po’ di volte facendo rumore per farle capire cosa era successo, e poi le è passato lo spavento.
Devo darle ragione, anche io se qualcosa di molto più grande di me mi cadesse di fianco mi spaventerei.
Prova a immaginare un semaforo o un palo della luce che ti cade di fianco.
Nel caso della frustrazione l’abbaiare è diverso. Succede quando, ad esempio, la lasciamo nel suo recinto,
lei non si addormenta e noi facciamo qualcosa di eccitante, come parlare.
Dal punto di vista di Rikku molte cose sono eccitanti, dipende dal livello di entusiasmo e di novità dell’azione. Se
guardiamo qualcosa a volume anche alto mentre pranziamo nessuna reazione, dato che è qualcosa che facciamo tutti i
giorni. Se invece parlo con Leah un tono giocondo allora divento irresistibile.
Gli ospiti sono sempre irresistibili.
In questi casi lei prima prova ad attirare la nostra attenzione muovendosi, e se ancora non rispondiamo allora fa un
latrato normale, poi si mette sdraiata e ne fa un altro a volume più basso e più lungo, chiaramente un lamento,
come se borbotti. Penso si potrebbe tradurre con un “Dai fammi uscire!” e il secondo con “e che palle però”.
Oltre all’abbaiare, ci sono molti altri suoni che fa, a seconda dell’occasione.
Se stiamo giocando o coccolandola in un modo che non le va particolarmente a genio, c’è il latrato giusto. Ce ne
sono di diverse tonalità ovviamente. C’è quello da “Lasciami stare!” e quello da “No coccole, adesso voglio giocare!”.
Non me lo sarei mai aspettato di riuscire a capire un cane così bene. Siamo due specie completamente diverse,
eppure riusciamo a comunicare, più o meno. E spesso non c’è neanche bisogno che lei faccia suoni per farsi intendere, basta il modo di guardare, il passo che ha.
C’è un suono tra tutti che mi piace particolarmente. Il suo sbadiglio. È una cosa dolcissima, e varia di volume
dal completamente muto al “riesco a sentirlo dietro una porta a doppio vetro chiusa”. Ma rimane in tutte le sue
varianti una cosa che mi fa sorridere e venire voglia di abbracciarla.
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