Era il 23 Agosto quando sono andato a prendere Rikku nei pressi di Valencia insieme a Leah.
Sono circa quattro ore di macchina da Barcellona all’allevamento. Il viaggio è trascorso molto tranquillamente,
e siamo arrivati all’orario anticipato. L’allevamento è grande, ma quello che cerchiamo è subito lì. Dentro una
piccola recinzione vicino all’entrata c’era Rikku. Aveva esattamente due mesi quel giorno, e pensiamo sia stata
l’ultima della sua cucciolata a essere stata portata via.
L’ho presa in braccio, senza sapere bene come. Non è facile, mi ricordo di aver avuto lo stesso problema
con mio nipote Leonardo la prima volta, ho ancora delle foto di me con lui in braccio in cui si vede benissimo
che non ho la minima idea di come dovrei tenerlo. Con Rikku è stata la stessa cosa. Questa minuscola palla di pelo,
poco più grande di una mia mano. Gli allevatori ci fanno cenno di sederci così possiamo firmare i documenti necessari
e possono spiegarci alcune cose essenziali, come quanto mangia, a che ora, ecc.
Non ricordo molto di quella conversazione. Io parlo uno spagnolo molto rozzo, ma riesco a capire quasi tutto quello
che mi viene detto, Leah invece fa più fatica. Il problema è che io avevo in braccio Rikku, per cui non stavo prestando
molta attenzione agli allevatori. Ero ipnotizzato da questo nuovo membro della famiglia.
Rikku stava sulle mie gambe senza particolari problemi, non si muoveva molto. Si lasciava coccolare pacificamente.
Fortunatamente sono riuscito a cogliere i dettagli essenziali e poco dopo ci siamo messi in macchina per tornare a casa.
Ero incredulo. Mi ricordo che era la prima volta che provai difficoltà a tenere gli occhi sulla strada, volevo sempre girarmi a vedere Rikku sulle gambe di Leah.
Siccome era un viaggio lungo, eravamo venuti preparati. Avevamo un po’ di cibo per lei, ciotola per l’acqua, carta
assorbente e una portantina con dei giochi dentro. Non avevamo lasciato nulla al caso.
Il viaggio trascorse senza neanche un intoppo. Ci fermammo a fare benzina in autostrada, e poi dritti fino a casa.
Neanche una pipì o cacca, neanche un pianto. Già allora avevamo pensato di essere stati molto fortunati.
Anche riportare la macchina al autonoleggio non fu facile. Avevo una voglia di stare con Rikku e Leah! Ma c’era poco da
fare, portai indietro la macchina e poi presi la metro per tornare a casa. Ricordo ancora che non feci niente per
l’ora di metro che serviva a tornare indietro. Non ascoltai musica, non guardai il telefono, stetti in piedi a guardare davanti a me, pensando a Rikku.
A casa finalmente potei coccolarla anche io. Mi ricordo che era già molto attenta, stava cercando di capire la nuova
situazione in cui si trovava. Non penso fosse spaventata o triste, ma piuttosto curiosa. Si guardava intorno con
la punta della lingua di fuori, un’espressione che ha tenuto ancora oggi.
Anche adesso mentre scrivo avrei voglia di coccolarla, ma è fuori con Leah. Alla mattina quando ci svegliamo
loro vanno a fare la passeggiata mattutina e io faccio colazione. Da oggi ho deciso di scrivere fino a quando
non tornano indietro, invece che buttarmi subito a lavorare.
È molto difficile trovare il tempo per scrivere altrimenti, Rikku richiede molte attenzioni, per cui a fine
giornata sono senza energie. Devo inventarmi una routine nuova, ma non è facile. E le interruzioni costanti.
Infatti Leah e Rikku sono tornate, e ora la mia giornata inizia.
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