Alle sette siamo pronti per metterci in macchina, ci viene a prendere l’autista dello zio di Minh. Ci vorrà un bel po’ ad arrivare e io sono già affamato. Chiedo a Minh se possiamo fermarci per colazione, lui dice che appena troveremo un posto ci fermeremo.
Circa un’ora dopo siamo per strade di campagna, e dubito troveremo bar o posti dove mangiare. Minh nota una costruzione e fa fermare l’autista.
Ci dice che è la tomba di un imperatore che ha regnato alla fine dell’800. C’è un tempio, dietro al quale si apre un parco e a seguire una tomba con un monumento al di sopra. Vorrei tanto potermi interessare di più e apprezzare questo posto, ma ho una fame che mi sento mancare. Ritorniamo in macchina e passiamo attraverso ad un piccolo paese, l’autista si ferma nei pressi di un posto che sembra servire cibo.
Finalmente potrò mettere qualcosa sotto i denti.
Ci sono diverse tavolate sotto una veranda, diverse persone stanno mangiando. Sui tavoli rimangono le ciotole sporche dei clienti e alcuni avanzi. Ci fanno sedere ad una parte pulita di uno dei tavoli. Ordiniamo pho, e anche l’autista si siede con noi. Devo ammettere che mi manca la mia solita colazione, non penso che mi potrei abituare a mangiare pho di prima mattina. Mi devo rassegnare però perché non servono altro.
Poco dopo che siamo seduti arriva un gruppo di ragazzini guidati da uno con un costume di drago addosso e da tamburi. Minh ci dice che probabilmente è una festa di paese. Una ragazza con una maschera sul volto viene al nostro tavolo e rimane accanto a noi, le faccio qualche foto mentre è dietro a Minh e David. Non fa cenno di andarsene, probabilmente vuole un’offerta. Minh le lascia qualche banconota e si riunisce al suo gruppo con un inchino.
Tornando in macchina vediamo un piccolo stand che prepara bubble tea e io e Minh ordiniamo due caffè vietnamiti. Prima che possa dire qualsiasi cosa mi arriva in mano un bicchiere con il caffè vietnamita pieno di ghiaccio. Minh dice che è sicuro e posso berlo senza problemi, io sono un po’ riluttante e decido di berlo tutto in fretta prima che il ghiaccio si sciolga. Minimizzare i rischi.
Poco dopo ci inoltriamo tra strade di campagna e infine parcheggiamo davanti alla casa dei parenti di Minh. Ci accoglie una coppia anziana che non parla inglese, e Minh ci fa fare un piccolo tour della casa.
Tutto intorno alla struttura c’è un giardino, piante selvatiche, alberi di cocco e di banane. Attorno al giardino, campi di riso. La casa in sé non è molto grande, tutte le stanze sono comunicanti e non ci sono porte. C’è una cucina dove la prozia sta preparando da mangiare, un cane vecchiotto molto protettivo che non si fa avvicinare e un cucciolo.
Normalmente i cani mi adorano e non ho problemi a farmi piacere, ma questo cucciolo è terrorizzato dalle persone. Non si fa avvicinare da altri che dalla prozia e scappa a nascondersi non appena proviamo ad avvicinarci. Cerchiamo di rassicurarlo, ma non appena ci avviciniamo troppo la mamma ci avverte che è meglio stare a distanza con un ringhio. Scopriamo che il cane è un figlio unico, evento molto raro per i cani. Probabilmente è per questo che la madre è molto protettiva e non lo lascia avvicinare.
Mi rassegno e continuiamo il giro nella parte posteriore del giardino. C’è una cucina all’aperto e un due piccoli specchi d’acqua dove si può pescare. Minh ci sfida a catturare il pranzo.
L’anno scorso un collega era venuto qui con Minh, e una storia ricorrente è che lo hanno fatto pescare con una banana come esca. Lui è convinto che lo stessero tutti prendendo in giro, mentre Minh sostiene che è un’esca valida come qualsiasi altra per i pesci gatto che mangiano qualsiasi cosa.
Accetto la sfida e con una canna da pesca costituita da un bastone con un filo attaccato inizio a pescare. Ovviamente con un pezzo di banana come esca.
Rimango circa una mezz’ora sperando che qualcosa abbocchi, provo diverse posizioni intorno all’acquitrino. Anche David si unisce con un pezzo di pollo come esca e Minh con un verme.
Per fortuna il pranzo era già pronto e non era dipendente dalla nostra pesca, perché non siamo riusciti a tirare su nulla. Abbiamo solo perso tutte le esche.
Prima di pranzo mi viene voglia di un caffè, Minh ci fa strada e andiamo da uno dei vicini che ci dà un sacchetto di grani macinati. Qui si conoscono tutti ed è comune andare dai vicini nel caso manchi qualcosa in cucina.
Bevendo il caffè un piccolo gatto ci si avvicina. È molto giovane, ma non impaurito come il cane, e si lascia accarezzare senza problemi. Passiamo un po’ di tempo giocando con lui, e arrivano altri parenti di Minh. Siamo pronti per il pranzo.
Dobbiamo dividerci in due tavolate, e la prozia inizia a servire cibo. Ad un tavolo ci sono quelli che mi sembrano gli uomini di famiglia, che fumano sigarette e bevono birra, mentre all’altro tavolo i parenti ospitati e noi. Abbiamo una ciotola, bacchette e un cucchiaio a testa. Al centro del tavolo ci sono diverse pietanze, pollo, riso, maiale e altro. Il tavolo è rotondo, e mangiamo mettendo nella nostra ciotola una porzione di quello di cui abbiamo voglia, e ripetiamo una volta finita.
C’è cibo in abbondanza, e siamo tutti sazi prima che qualcosa finisca. Mano a mano che il pollo viene mangiato il piatto viene rimboccato con nuovo pollo, e noi non riusciamo a stare dietro a questa velocità.
Ci ritroviamo a dare dei piccoli pezzi di carne al piccolo gatto e al cane, cercando di comprarci un permesso di coccolare il cucciolo. Dopo diversi tentativi Minh riesce a convincere la mamma cane a prendere la carne dalla sua mano, ma la missione di coccolare il cucciolo fallisce miseramente.
I parenti iniziano a disperdersi, e anche noi decidiamo di tornare in città.
Mi appisolo in macchina, nonostante l’aria condizionata sia al massimo e abbia freddo. Mi risveglio quando siamo ormai arrivati a casa di Minh.
David vuole fare un po’ di riprese del traffico con la sua Go Pro, così prendiamo due scooter e ci avventuriamo nel centro città. Dopo un po’ di strade David si ritiene soddisfatto, parcheggiamo e andiamo a prendere qualcosa in un bar.
Il locale è bello, nelle vicinanze di Ho Chi Minh square. Ci sediamo ad un tavolo e ordiniamo qualcosa da bere. Io prendo un caffè con latte di cocco e l’unica cosa da mangiare senza glutine sul menù: una banana cake. Quando arriva non assomiglia a una torta, più a una strana poltiglia densa che non sa neanche di banana. Sono affamato e così la mangio nonostante il sapore non sia dei migliori.
Finite le bevande facciamo un giro per la piazza, affollata di gente. Turisti e non si ritrovano per festeggiare il nuovo anno, ci sono bancarelle e stanno allestendo un palco per un concerto che ci sarà più tardi. Questa è l’ultima sera per David, Minh ha detto di aver prenotato un bel ristorante per chiudere questa vacanza.
Quando arriviamo, il posto è abbastanza squallido. Sembra più un ristorante per cene di gruppo, molto grande, diviso su due piani. Ci fanno accomodare al nostro tavolo al piano di sopra e ci portano i menù. Minh ci dice che altri due suoi amici stanno arrivando per cenare con noi, aspettiamo ad ordinare. Arriva una coppia di mezza età vietnamita che si siede al tavolo con noi. Scambiamo due parole e affamati ordiniamo da mangiare. Mentre aspettiamo che il cameriere arrivi con il nostro cibo, al piano di sotto stanno avendo qualche problema. L’elettricità va e viene, con il risultato che i tavoli sono al buio e la cucina non sta funzionando come dovrebbe. L’episodio diventa quasi ilare, perché si alternano “buuu” a “ooooh” e anche perché il piano di sopra dove siamo seduti noi non è affetto.
Per fortuna quello che abbiamo ordinato arriva e iniziamo a mangiare. Solo i piatti ordinati dagli amici di Minh tardano, riusciamo a farli arrivare solo dopo che Minh si lamenta con il cameriere diverse volte.
Il cibo non è eccezionale, ma mangiamo a sazietà. Salutiamo la coppia e torniamo a casa in taxi.
Ci viene voglia di bere un ultimo drink tutti insieme, e decidiamo di andare a vedere se il bar al 75° piano è aperto. Purtroppo è chiuso, e non ci sono altri bar nei paraggi. Riflettiamo un po’ sul da farsi e decidiamo di prendere un taxi per il centro. Minh conosce un quartiere dove troveremo sicuramente un bar aperto.
Le strade sono quasi vuote, arriviamo velocemente davanti ad un bar coreano con una decina di tavoli. Ci sediamo ad uno libero, io e Leah prendiamo gin tonic, David e Minh birra.
Non abbiamo molto da dirci in questi ultimi giorni, parliamo del più e del meno sorseggiando i drink. Credo che abbiamo tutti voglia di tornare a casa alle nostre abitudini. David avrà il volo di mattina presto, e Minh poco dopo. Io e Leah rimarremo un altra notte nell’hotel a cinque stelle che abbiamo prenotato.
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