Xin chào, Vietnam



Giorno 6

Una delle cose che mi piacciono di più quando sono in vacanza è la colazione in albergo. Specialmente quando c’è qualcuno che mi prepara le omelette.
La guida ci aspetta fuori dall’hotel alle 9 come ci aveva anticipato ieri. Ha fatto venire un furgoncino con una bici a testa, oggi faremo un giro per i campi di riso attorno alla città.

Partiamo di buon passo e presto ci ritroviamo nelle risaie. Piccole stradine sterrate le dividono, e il paesaggio è molto rilassante. Mi ricorda un po’ la campagna italiana, vicino a Ferrara ci sono alcune risaie e se non fosse per i bufali d’acqua e i contadini con il cappello vietnamita potrei quasi confondermi. Pedaliamo a lungo e ci fermiamo a fare foto, incrociamo anche altri gruppi di turisti in giri simili al nostro, e passiamo davanti ad un hotel in campagna dove ogni camera è un bungalow a sé stante. Poco lontano ci sono dei campi di proprietà familiare, sono come piccoli giardini dove il terreno è ben diviso e coltivano diverse piante, quasi sicuramente per uso proprio. Accanto ci sono anche delle tombe, Minh ci spiega che è usanza in Vietnam seppellire i cari vicino ai campi in modo che possano fare da guardiani. L’eterno riposo qua non è concesso, bisogna lavorare anche da morti.
Passiamo accanto a un contadino che sta lavando i suoi due bufali, e ci lascia anche toccarli, dicendo che sono molto amichevoli. Scherza sul fatto che uno dei bufali gli fa guadagnare più soldi che non tutta la sua terra, spesso si fa pagare dai turisti per portarli in giro in groppa al bufalo.

Ritorniamo verso la città, la seconda tappa prima di pranzo è un giro in barca.
Arriviamo al fiume che attraversa la città, e due piccole imbarcazioni rotonde ci attendono. La guida ci aspetterà all’attracco, Minh e David salgono su di una e io e Leah sull’altra. Con noi c’è un uomo di mezza età che sa come manovrare la barca. Il metodo per remare è strano, ha un solo remo grande e fa un movimento quasi ad otto davanti alla barca per non farla roteare. Non parla inglese, ma sorride sempre e ci mette di buonumore. È scherzoso e in più occasioni si alza in piedi e si muove in modo che la barca dondoli, oppure dà alcune remate forti e la fa girare in tondo. Quando è proprio contento mischia i due movimenti, e io e Leah ci dobbiamo tenere stretti per non volare fuori, ma ridiamo tutti insieme. Ci offre anche due cappelli vietnamiti per ripararci dal sole durante il giro.
Attraversiamo un canneto, ci sono tante altre imbarcazioni con turisti a bordo che stanno facendo lo stesso giro, e ci fermiamo a fare foto e a pescare granchi ributtandoli poi in acqua.
In una parte del fiume che si allarga ci sono anche alcuni ragazzi che fanno spettacoli, ballano facendo roteare la barca con musica pop a tutto volume, o altri fanno karaoke. È uno spettacolo molto strano e dissonante.

Ritorniamo all’attracco e lasciamo una buona mancia al navigatore, che ci saluta sorridente. Facciamo un passaggio dal sarto in modo che Minh e David possano provare i loro vestiti per fare gli ultimi ritocchi e la guida ci saluta per la giornata, torna a casa a finire i preparativi per il nuovo anno cinese con la sua famiglia. Sono circa le tre di pomeriggio quando finalmente ci sediamo ad un ristorante a mangiare qualcosa. Siamo affamati e probabilmente avremmo potuto trovare ristoranti migliori, ma questo sembra pulito e ha dei tavoli liberi. Dopo mangiato torniamo all’hotel per una doccia e per rilassarci un po’ sul terrazzo. Ci mettiamo il costume e beviamo un cocktail sulla sponda della piscina aspettando il tramonto. Prima di prepararci per uscire David decide di offrirci uno shot di tequila, e così inizia la serata a Hoi An.

Minh e David ci invitano in camera loro prima di uscire per farci vedere i completi che hanno comprato.
Devo ammettere che sono un po’ deluso. Mi aspettavo una qualità maggiore, ma sono dei normali completi che non gli stanno neanche così bene addosso, ripensandoci quelli che ho comprato in Italia erano molto meglio. Loro comunque sembrano contenti e non gli voglio rovinare l’atmosfera. Si cambiano nei vestiti normali e usciamo in città, alla ricerca di qualcosa da comprare come souvenir e di qualcosa da mangiare.
Vaghiamo per diverse bancarelle e negozi, ci rendiamo conto presto che sono tutti uguali, vendono gli stessi oggetti agli stessi prezzi e trovare qualcosa di unico da portarci a casa non sarà facile. Compriamo una cera al lemongrass da usare come repellente per insetti a poco prezzo. Qualche via dopo riusciamo a trovare un negozio un po’ diverso dagli altri, e vedo un nala che mi piace molto. Ne ho uno al collo che mi ha regalato un mio amico, ma il filo è elastico e le sfere sottili, ne vorrei uno non elastico con delle sfere un po’ più grandi. Questo è perfetto, di ebano, e quando lo provo decido che lo prenderò. È un po’ caro, ma nulla che non mi possa permettere, e la proprietaria del negozio molto gentile. Minh le parla un po’ in vietnamita e mi dice che lei pensa che io sia molto attraente. Intanto Leah ha trovato delle bacchette per mangiare che le piacciono, e così acquisto entrambi gli oggetti.
Usciamo contenti e ci dirigiamo verso un posto molto famoso che di specialità fa baguettes. Minh ci racconta che sono molto famose le baguettes vietnamite, derivate da quando era una colonia francese, e loro tre ne ordinano una a testa. Io mi accontento di involtini primavera vietnamiti.
Il posto non sembra avere un grande standard igienico, e quando vedo la verdura cruda nelle baguette dico a Leah di stare attenta. Lei decide di prendersi il rischio e mangiano, sono affamati. Siamo affamati.
Il pasto si rivela nulla di eccezionale, e continuiamo la passeggiata verso il fiume che scorre nel centro città. Ci sono diversi bar, e ci piacerebbe bere un cocktail con la vista sull’acqua.
Minh vorrebbe invece andare in un bar gay più verso l’interno della città. Ne parliamo un po’ e decidiamo di separarci, lui diretto al suo bar e noi tre al nostro. Ci ripromettiamo di tenerci aggiornati sugli spostamenti e riunirci più tardi.
Saliamo al primo piano di uno dei bar e prendiamo un tavolo sul terrazzo. Il locale sta per chiudere, e ci dice che dovremmo consumare in un’ora. Per noi non c’è problema, e ordiniamo due gin tonic e una birra.
I due tavoli accanto al nostro sono di italiani, una tavolata intera che ha finito di mangiare e un gruppetto di ragazze. La tavolata è stranamente silenziosa, mentre le ragazze molto rumorose. Una in particolare si sta lamentando ad alta voce che è la seconda volta che viene nel sud est asiatico e neanche questa volta le è piaciuto. Mi chiedo cosa la spinga a continuare a fare questa vacanza e a lamentarsene, ma fortunatamente se ne vanno dopo poco.
Noi tre beviamo i nostri drink chiacchierando di argomenti vari, tra cui quanto cambierà il mondo con le nuove tecnologie nei prossimi anni. Ci lasciamo far guidare dalla fantasia, e mi sento molto contento. Era tanto che non avevo una discussione interessante e questa è stata come una boccata d’aria fresca che mi fa dimenticare tutto il resto, come il fatto che non dovrei bere cose con ghiaccio.
Finito il cocktail usciamo e vediamo che Minh ci ha scritto. Dice di raggiungerlo al bar, che non è male e si sta divertendo. Io Leah e David ci guardiamo, nessuno di noi ha voglia di andare. Decidiamo di andare a bere qualcos’altro. L’altra sponda del fiume sembra più viva, ci sono quattro bar uno dopo l’altro con musica e tanta gente seduta ai tavoli fuori, ne lasciamo scegliere uno a David ed entriamo. Ci sediamo come prima sul terrazzo con la vista sul fiume, e beviamo un altro cocktail. Siamo tutti e tre molto stanchi, e decidiamo di andare verso l’hotel per chiudere la giornata. Scendendo le scale del locale ci rendiamo conto che la vera festa era al piano di sotto. La musica è ad un volume molto alto, e il bar è pieno di ragazzi che ballano con musica commerciale. Ammiriamo lo spettacolo e mi ricordo dei miei anni alle superiori e all’università quando avrei apprezzato questo tipo di cose. Ora però sono stanco e voglio solo andare a letto, così usciamo e ci dirigiamo verso l’hotel. Il resto della vacanza saremo a Ho Chi Minh City, e mi rendo conto di essere stanco. Ho voglia di tornare a casa, nella mia Barcellona soleggiata, nella casa di fronte alla spiaggia, dove non devo preoccuparmi di cosa mangiare o di sveglie ad orari assurdi.
Ancora qualche giorno.




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