Non ricordo l’ultima volta che ho dormito così bene. Ho grandi aspettative dalla colazione di questo albergo, mi ricordo che nell’Intercontinental a Budapest dove ho alloggiato c’era anche un cuoco che preparava le omelette con le farciture che volevo. Minh ci dice che ha trovato un tavolo all’esterno, con vista piscina. Io e Leah lo raggiungiamo e ci avventuriamo nel buffet.
Come previsto, trovo l’uomo delle omelette. Accanto a lui ce n’è un altro che prepara pho. Decido per una colazione con cibi a cui sono abituato per non disturbare troppo il mio stomaco. Omelette con formaggio e bacon, uno yogurt alla frutta, un succo di frutta e un caffè vietnamita. David ci raggiunge poco dopo e sia lui che Minh si abbuffano.
Mentre loro finiscono di mangiare mi avvio verso la piscina e mi tuffo. L’acqua è ancora ad una temperatura perfetta, e faccio una breve nuotata. C’è qualche persona in più rispetto a ieri, ma comunque non affollata. Una famiglia gioca, un ragazzo fa foto alla sua ragazza seduta sul bordo piscina in tipiche pose da Instagram. Esco e mi faccio dare un asciugamano da uno degli impiegati dell’hotel, Minh e David ci raggiungono. Ci appropriamo di un “uovo”, una sorta di cesta gigante alta circa tre metri dentro cui c’è un materasso rotondo simile a quello sui lettini. Rimaniamo qui gran parte della mattinata, alternando qualche tuffo in piscina. David fa qualche video con la sua go pro.
Dopo un po’ Minh si ricorda della bottiglia non finita di whisky di ieri sera. Gli dico che io sicuramente non mi metterò a bere whisky di mattina, vacanza o no. E il fatto che ci siano famiglie con bambini intorno mi sembra dovrebbe essere un deterrente anche per lui. Ci pensa su brevemente e pochi minuti dopo torna dalla sua camera con la bottiglia in mano. David decide di unirsi a lui. Ordinano una ginger beer, del ghiaccio e due bicchieri e si preparano i cocktail che si portano in piscina. In acqua con loro ci sono solo una bambina che sta giocando con i suoi genitori e un trio di turisti russi che si sta facendo il bagno in intimo e maglietta. Mi sdraio e chiudo gli occhi per un po’, sapendo che questa sera dovrò lasciare questo piccolo paradiso artificiale.
La fame mi risveglia. Vado a farmi la doccia e a togliermi il costume. Quando torno Minh e David hanno finito il whisky, e riesco a convincerli ad andare a pranzo. Ci andiamo a sedere dove eravamo la sera precedente, il bar in spiaggia durante i pasti è anche ristorante. Ordino del pollo che si rivela molto buono, David si fa portare una pizza. Minh lo guarda con aria critica, sostenendo che dovrebbe provare di più la cucina locale. David gli risponde che aveva voglia di pizza.
Mi concedo un gelato alla fine del pasto, ma non si avvicina alla qualità italiana a cui sono abituato. Vivendo all’estero mi sono reso conto che una gelateria qualsiasi di media qualità in Italia sorpassa notevolmente la maggioranza di quelle che si possono trovare altrove. Non aiuta il fatto che in questo ci fosse anche una zanzara.
Decidiamo di estendere il check-out di qualche ora, per poterci fare un ultimo bagno e un’altra doccia. Io mi rendo conto di essere un po’ scottato, così sto all’ombra. Faccio una breve partita a ping pong con Leah, ma lei non è concentrata e mi annoio. Decidiamo di sdraiarci un po’, ma io sono accaldato e sto iniziando a sudare. Sono un po’ infastidito e non so cosa fare. Decido di rimettermi il costume e di tornare in piscina.
In acqua mi sento meglio. Il fastidio scivola via e mi rilasso. Arriva purtroppo il momento in cui devo rivestirmi. Decidiamo di fare un’ultima passeggiata in spiaggia al tramonto. Incontriamo un po’ di persone che si fanno foto con il mare sullo sfondo, e decidiamo di cercare di vedere il sole immergersi nel mare dal bar sul terrazzo. I due ascensori necessari per salire fino sopra purtroppo sono più lenti del previsto, e quando usciamo il sole è già sparito. Beviamo un ultimo cocktail di addio a Phu Quoc, e la navetta dell’hotel ci riaccompagna in aeroporto.
Abbiamo un po’ di tempo prima del volo, Leah è affamata e accetta gli avanzi della pizza di David del pranzo. Io decido di non mangiare nulla, e ci imbarchiamo. Accanto a me e Leah sull’aereo c’è un ragazzo australiano che prova ad attaccare pezza, ma fortunatamente sia io che Leah non gli diamo corda e riesco a leggere in pace per tutto il volo. L’atterraggio è abbastanza brusco, anche David mi conferma che il pilota non ha dato un’ottima performance. Prendiamo un taxi per tornare a casa, e sfiniti andiamo nelle nostre camere. Sono abbastanza affamato, così mangio qualche nocciolina che avevo comprato per il viaggio prima di partire. Non è molto ma basta a calmare la mia fame. Finisco di leggere il libro sul mio kindle, “La vita davanti a me” di Romain Gary. Mi è piaciuto molto, ma ho bisogno di cambiare genere verso qualcosa di più leggero. Mi ricordo che nella mia libreria elettronica ho il terzo libro della quadrilogia del cimitero dei libri dimenticati di Zafon, “Il prigioniero del cielo”, e mi addormento contento di sapere che ho qualcosa da leggere con me.
capitolo precedente capitolo successivo