Ci svegliamo senza fretta e andiamo a fare colazione. Anche qui riesco a farmi preparare un’omelette. Mi sono messo il costume pensando di fare un tuffo in piscina, ma l’acqua è abbastanza fredda di mattina, così decidiamo di tornare in camera. Chiudiamo le valigie e andiamo a fare il check-out. Decidiamo di rimanere in hotel per la giornata, il nostro volo parte stasera poco prima di mezzanotte. Andiamo a sederci al ristorante, e ordino un altro pollo al bambù. Rimaniamo al tavolo a lungo dopo aver mangiato, ci siamo portati libri da leggere. Ordiniamo un caffè e ci immergiamo nelle parole. Anche Leah inizia a leggere le mie storie, quando avrà finito le correggeremo insieme, sperando che così la qualità del mio inglese migliori. Dopo un po’ si libera un tavolo all’esterno e decidiamo di spostarci. Ordiniamo due smoothies e continuiamo le nostre letture godendoci il sole tropicale. Poco prima di partire approfittiamo anche dell’happy hour e prendiamo due cocktail al tramonto, ammirando le luci della città che si accendono e il sole tramontare dietro gli edifici. Ci facciamo dare dalla reception due mascherine per il volto, il virus si sta espandendo dalla Cina e ci sembra una buona misura di prevenzione indossarle perlomeno in aeroporto.
Un taxi ci porta in aeroporto. È affollato ancora più dei giorni precedenti, e siamo in anticipo per il nostro volo. Quasi tutti portano mascherine sul volto, molti per abitudine, altri per gli sviluppi recenti. Troviamo due sgabelli liberi in un bar e beviamo un tè caldo aspettando che il check in del nostro volo apra.
Passiamo i controlli di sicurezza e decidiamo di cenare in aeroporto, sull’aereo ci verrà servito un pasto ma la qualità non è delle migliori. Prendo il mio ultimo riso con carne di maiale in Vietnam e andiamo ad aspettare al nostro gate. Ho ancora qualche contante con me, faccio un giro veloce nei negozietti dell’aeroporto e torno da Leah con una confezione di tè verde al loto, una tavoletta di cioccolata fondente, una piccola statuina nera di un buddha sorridente e un portachiavi a forma di cappello vietnamita.
Non le cose più utili, ma dubito avrei potuto fare di meglio con i contanti che avevo.
Saliti sull’aereo esploro i titoli dei film che si possono vedere. Le nuove uscite le ho già viste o non mi interessano, ripiego su un classico che non ho mai visto, “Colazione da Tiffany”.
Mentre guardo e ridacchio ai flirt di Audrey Hepburn mi portano il pasto senza glutine. Come previsto non si rivela un gran chè, e per la maggior parte non lo tocco neanche.
Finito il film sonnecchio un po’, e mi risveglio poco prima di atterrare a Dubai con un male al collo che non vuole andare via.
Sia io che Leah siamo molto stanchi e non vediamo l’ora di essere a casa. A Dubai è mattina presto, alcuni bar in aeroporto stanno aprendo in questo momento, ci sediamo in uno di essi e prendiamo qualcosa di caldo da bere per fare colazione. Per cercare di rimanere sveglio faccio un giro per i negozi, e a un certo punto dagli altoparlanti inizia a sentirsi una cantilena che scopro essere una preghiera mattutina musulmana. Non dura molto, e poi torna il rumore normale dell’aeroporto. Arriva finalmente l’annuncio che l’imbarco per il nostro volo è aperto.
Xin chào, Vietnam. Non so se ci rivedremo presto.
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