Ci svegliamo con calma, sapendo che avremo tempo di salutare Minh. David è già andato in aeroporto da qualche ora, Leah va a farsi la doccia.
Sento bussare alla porta. Minh ha lo zaino in spalla e sta andando in aeroporto. Lo saluto e ringrazio anche da parte di Leah, e gli dico che anche noi andremo via presto verso l’hotel. Lui mi dice che ha già detto a suo padre di chiamarci un taxi se abbiamo bisogno e mi saluta. Lo aspetta un volo con quattro o cinque scali per Seattle. Arriveremo a casa a Barcellona prima io e Leah partendo con un giorno di ritardo.
Prepariamo i bagagli e chiamo un taxi per farci portare in hotel. Scendendo dalle scale incrociamo il padre di Minh, gli provo a spiegare che abbiamo già ordinato il taxi ma c’è qualche difficoltà di comunicazione. Infine riesco a farmi capire facendogli vedere lo schermo del telefono con la macchina del tassista che si sta avvicinando.
Lo ringraziamo per l’ospitalità e saliamo sul taxi. L’hotel è un po’ fuori dal centro e da sul fiume, per arrivarci attraversiamo una zona molto povera. Guardando fuori dal finestrino mi chiedo se l’indirizzo sia giusto, ma dalla mappa sul telefono sembra di sì.
Alla fine di una lunga strada con baracche ai lati si apre questo hotel immenso bianco con una rampa davanti all’entrata dove un ragazzo è pronto ad accogliere i clienti.
Si prende carico delle nostre valige e ci fa entrare.
Una ragazza alla reception ci fa accomodare. Lei indossa una mascherina chirurgica, il corona virus si sta diffondendo in questi giorni dalla Cina e lo staff dell’hotel è obbligato a prendere contromisure. Ci avvisano anche che hanno un gruppetto di clienti cinesi e di metterci mascherina o girare al largo se li vediamo nelle zone comuni. Io e Leah non siamo preoccupati.
Ci dice che la camera sarà pronta in una mezz’ora. Le chiedo se il bar dell’hotel è aperto per un caffè e lei mi indica una struttura sul retro dell’hotel.
Lasciamo le valige a loro e andiamo. Sul retro dell’hotel c’è una piscina, e sul lato destro il ristorante dove alla mattina servono la colazione. Ci sono ancora alcuni clienti che stanno finendo di mangiare, una ragazza ci fa accomodare ad un tavolo all’aperto e le chiediamo due caffè.
La vista è molto bella, davanti a noi c’è il fiume e possiamo vedere una foresta sull’altra sponda e il centro città alla nostra sinistra. Avevamo pensato di fare un giro nella zona oggi pomeriggio, ma probabilmente rimarremo nell’hotel. Sia io che Leah siamo stanchi e vogliamo solo rilassarci e tornare a casa.
Dopo aver bevuto i caffè torniamo alla reception, e una ragazza si offre di accompagnarci alla camera per farci vedere i dettagli.
La stanza è molto grande, accanto al letto king size c’è anche un divano e una scrivania. Abbiamo un terrazzo che dà sul fiume, si può vedere anche la piscina sotto di noi. In bagno c’è una vasca e la doccia separata. Troviamo anche dei pasticcini di benvenuto sul tavolo. Direi che potremo stare senza problemi qui fino a che non dovremo andare in aeroporto domani sera.
Mi metto in balcone e finisco l’ennesima revisione della mie storie brevi. Vorrei pubblicarle quest’anno, assieme alla traduzione in inglese. Mi sono portato una copia stampata di entrambe le versioni e ho dato una copia in inglese anche a Leah. Abbiamo già fatto una prima revisione, ma una in più non fa mai male.
Riesco a finirla prima di pranzo, e andiamo a mangiare al ristorante, lo stesso dove abbiamo preso i caffè a colazione.
Ci fanno sedere in un tavolo all’interno, tutti i tavoli fuori sono già occupati. Il menù non è molto ampio, ma c’è un piatto che attira la mia attenzione. “Pollo bambù”. Lo ordino senza pensarci su troppo, e prendiamo anche due bibite rinfrescanti, qualcosa con cetriolo e limone che si rivela molto buono.
Il pollo mi viene servito sopra un pezzo di canna di bambù tagliata a metà, e la porzione è abbondante. Non appena lo assaggio sono sicuro che sia la cosa migliore che abbia mangiato in questa vacanza. Non riesco a riconoscere tutti i sapori, c’è qualcosa di agrodolce e un po’ piccante, e la carne è cotta perfettamente, si scioglie in bocca. Ne faccio assaggiare un pezzo anche a Leah, che concorda sul mio giudizio.
Soddisfatti dal pranzo decidiamo di passare il pomeriggio in piscina. Ci godiamo il meritato riposo dopo i giorni passati e ordiniamo anche degli smoothies che beviamo sul bordo piscina.
Verso ora di sera vediamo dal depliant di informazioni che ci dovrebbe essere un bar specializzato in gin tonic sul terrazzo dell’hotel. Decidiamo di andare a vedere, e prendiamo l’ascensore per l’ultimo piano.
Le porte si aprono su un piano che chiaramente non è ancora costruito. Ci sono pezzi di mattoni e altro materiale edilizio davanti a noi. Ci sembra strano che l’ascensore ci abbia portato qui senza bisogno di permessi speciali. Ad ogni modo, scendiamo e andiamo al ristorante, prenderemo un drink prima di ordinare da mangiare.
Ci fanno sedere ancora ad un tavolo all’interno, gli altri erano tutti prenotati. Ordiniamo un gin tonic a testa, e per qualche motivo il mio lo fanno doppio. O forse triplo. Insomma, il mio bicchiere è pieno di gin. La tonica a parte.
Non mi faccio spaventare e brindiamo.
Dopo cena andiamo in camera, ci rilassiamo leggendo e ci facciamo portare anche due tisane con il servizio in camera.
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